(CAVALIERI
MARVEL)
(PARTE SECONDA)
IL GRANDE INGANNO
Di Carlo Monni
1.
Nell’ampio salone che costituisce l’ufficio di Harold
Howard, in cima al più prestigioso ed esclusivo Hotel di Las Vegas, Nevada,
sono riuniti sei uomini e due donne. Osserviamoli attentamente uno per uno.
L’uomo di colore alto e massiccio di età indefinibile,
vestito con una maglietta rossa, giacca nera di pelle ed un paio di Jeans si
chiama Luke Cage ed era un ex galeotto. Anni fa un esperimento scientifico gli
ha donato una pelle quasi invulnerabile ed una notevole forza fisica. Ha deciso
di usare i suoi poteri per il bene altrui… per una tariffa adeguata… come Eroe
a Pagamento.
L’uomo biondo tra i 30 ed i 40 anni che indossa un
maglione girocollo rosso su cui spicca una fondina ascellare è Simon Stroud. Un
tempo era un agente della C.I.A. poi è diventato un cacciatore di mostri. Ora è
un… consulente ben pagato, qualunque cosa significhi.
Il terzo uomo ha i capelli castani e veste un sobrio
completo grigio con una camicia scura con il colletto sbottonato. Tiene le mani
in tasca con fare casuale, ma i suoi occhi grigi non perdono un particolare. Il
suo vero nome è Rick Mason, ma in certi circoli lo conoscono solo come l’Agente
ed è questo che è: un battitore libero da impiegare nelle più rischiose
missioni col più alto margine di negazione plausibile per il suo committente ed
un onorario soddisfacente per lui. Non sono molti a sapere che può contare
sull’aiuto dei gadget costruiti appositamente per lui da suo padre, l’inventore
e fornitore di supercriminali noto come il Riparatore.
L’uomo con il costume corazzato i cui occhi sono
nascosti da lenti a specchio si fa chiamare Paladin e nessuno conosce il suo
vero nome. La sua specialità: mettersi nei guai per il giusto prezzo e talvolta
per una giusta causa.
La donna vestita di un attillato costume rosso ed i
cui lunghi capelli neri sono fermati da una bandana pure rossa si chiama
Elektra Niatchos ed è una ninja ed un’assassina professionista, che però
accetta solo gli incarichi che soddisfano il suo personale senso della morale.
L’ultimo uomo è un gigante massiccio dai capelli
scarmigliati ed i folti baffoni che indossa un completo gessato scuro, camicia
bianca e cravatta rossa, all’occhiello della giacca porta un garofano. Si
chiama John Garrett, ex agente C.I.A. ex agente S.H.I.E.L.D. e decisamente
schizzato. Pochi sanno che dal collo in giù Garrett è più macchina che uomo, un
mastodonte dalle braccia e gambe di metallo e servomotori al posto delle
giunture. Tra quei pochi c’è Elektra ed i più attenti tra i presenti possono
capire senza difficoltà che tra loro due c’è una storia passata e che non è
molto piacevole.[1]
L’altra donna presente è la segretaria di Harold Howard,
l’enigmatica Miss Wright di cui qualcuno parla come il vero cuore ed anima
dell’impero economico dell’uomo per cui lavora.
Ed infine c’è lui, seduto su una poltrona dirigenziale,
con le spalle voltate ad un uditorio che non può vederlo in faccia: Harold
Howard, detto il miliardario fantasma, l’uomo più ricco del mondo, a capo di un
impero economico con interessi in qualsiasi cosa possa portare profitti. Un
uomo così non può non avere delle idiosincrasie e magari anche qualche hobby.
La sua idiosincrasia è la mania della privacy più
assoluta. Da anni non viene fotografato, nessuno conosce più il suo volto a
parte pochi selezionati.
Il suo hobby? Beh, diciamo che a Howard piace impiegare
il suo denaro non solo per guadagnarne altro, ma anche per altri scopi: alcuni
legali, altri illegali ed altri ancora nel fumoso confine che divide il giusto
dall’ingiusto, il legale dall’illegale ed il buono dal cattivo.
I mercenari d’alta classe che ha convocato qui oggi
stanno per ricevere un incarico all’altezza delle loro abilità ed è chiaro a
tutti che non sarà affatto una passeggiata.
Da quando si è stabilita negli Stati Uniti Natalia
Alianovna Romanova, meglio conosciuta come Natasha Romanoff e meglio ancora
come la letale Vedova Nera, non si è molto interessata alle attività della
cosiddetta Mafia Russa. Era sempre troppo presa dalle sue avventure con Devil,
i Vendicatori e lo spionaggio internazionale. Ora sta cominciando a pentirsene.
Di recente ha contribuito a stroncare un traffico
internazionale di giovani donne provenienti dal suo paese e destinate ad
alimentare il sempre florido mercato del sesso[2] ed
anche se quella, per molti versi, non è stata molto dissimile ad una delle sue
classiche missioni di spionaggio, l’ha per la prima volta costretta a
riflettere su una realtà che aveva spesso ignorato e sul suo dovere di fare
qualcosa contro i criminali che provengono dal suo paese. Certo: il fatto che
lei stessa sia russa ha molto a che fare con questo e non lo nega.
Il crimine organizzato non è il suo campo, ma il
dossier che è riuscita a microfilmare nell’ufficio del Tenente Rucker[3] è
abbastanza illuminante. A quanto sembra è in corso una violenta guerra tra
bande per il predominio dei traffici criminali da quando Wilson Fisk, alias
Kingpin è caduto e la Vedova Nera non è stata affatto sorpresa di scoprire che
ci si sono trovati spesso coinvolte due sue vecchie conoscenze: Devil e l’Uomo
Ragno. Il Gufo è riuscito a portare unità ai gruppi tradizionali, tra cui la
Mafia Nera di Harlem, ma alcune delle organizzazioni etniche, come le Tong
Cinesi e le varie mafie dell’Est, sono in fermento. Dopo l’assassinio di Lev
Sergeievitch Rezkowitz, detto “Ranennyj“, il ferito, da parte della Villains LTD[4] un
nuovo Pakhan[5]
si è installato, uno che, così dice, risponderebbe direttamente agli ordini del
più potente capo criminale della Russia: Ivan Andreievitch Pushkin, meglio noto
come Ivan il Terribile. Nel dossier c’era una fotografia scattata all’uscita di
un ristorante. Ritrae un uomo biondo, con i capelli tagliati corti alla
militare ed una barba rada, sui 40 anni, vestito con un elegante abito marrone
ed un cappotto di cammello. La Polizia di New York non è riuscita ad
identificarlo, ma Natasha ci riesce subito: Alexei Kostantinovitch Gerasimov,
ex agente del G.R.U.[6]
Un uomo spietato e senza scrupoli, l’agente giusto per uno come Ivan il
terribile, sarà interessante confrontarsi con entrambi.
Anche se negli ultimi tempi si è fatta coinvolgere
dagli intrighi del misterioso Agente Zero,[7] la
Vedova Nera ha ancora tempo per fare una visitina al nuovo Pakhan di New York.
-Spero
che tu sappia quello che fai, Principessa.- le si rivolge Ivan, l’uomo che per
Natasha è praticamente un padre adottivo –Questi non sono i soliti tipi con cui
hai a che fare di solito. Hanno un solo dio: il profitto. Ed un solo credo:
uccidi il tuo nemico.-
-Non
mi credi all’altezza Ivan?- ribatte Natasha.
-Voglio
solo essere certo che tu non li sottovaluti solo perché pensi che siano
soltanto criminali comuni.-
-Non
lo farò, puoi credermi. Sarò cauta come se stessi per infilarmi in un deposito
di armi nucleari.-
-Il
che potrebbe non essere molto lontano dal vero.- ribatte Ivan.
In un piccolo jet privato in volo
sopra il Mar dei Caraibi due uomini ed una donna stanno ascoltando un altro
uomo: alto, capelli biondo-rossicci, sguardo sfrontato. Il suo nome è Clive
Reston, agente segreto dalla parentela singolare e, come gli altri è membro di
una particolare Task Force del MI6, il servizio segreto estero, assemblata
all’unico scopo di fermare la minaccia mondiale rappresentata da un unico uomo,
colui che è conosciuto anche come il Dottore del Diavolo e minaccia l’Occidente
da oltre 90 anni: Fu Manchu.
-Proprio
così, gente…- sta dicendo Clive -... sotto i resti dell’isola artificiale di
Boca Caliente c’è ancora il cuore d’energia di ciò che ha distrutto l’isola: un
cubo cosmico in formazione ed è a quelle energie che Fu Manchu sta cercando di
avere accesso… se noi non lo batteremo sul tempo.-
-Non
ci dai mai buone notizie, vero Reston?- commenta, tagliente Black Jack Tarr.
-Non
mi pagano per questo.- ribatte Reston.
Leiko Wu non apre bocca, il suo bel corpo è teso sino
allo spasimo. La giovane donna per metà cinese e per metà giapponese (per non
parlare di un quarto di sangue britannico) riflette sul pericolo che potrebbe
portare il potere del cubo cosmico in mano alla gente sbagliata.
Quanto a Shang Chi… si limita a porre una semplice
domanda:
-Scusate…
cos’è un cubo cosmico?-
-Bella
domanda.- risponde Clive –Detto in breve: anni fa quel simpatico gruppo di
scienziati criminali che si fa chiamare A.I.M. riuscì ad accedere a certe
energie fondamentali dell’universo ed a racchiuderle in un cubo, per l’appunto,
capace di rendere reali i desideri di chi lo teneva in mano. Riesci ad
immaginare cosa potrebbe accadere con un tale potere nelle mani di tuo padre?-
L’eloquente espressione nel volto di
Shang Chi testimonia che lo ha capito benissimo.
-Sbaglio…-
continua il giovane cinese -… o hai detto che quello che c’è a Boca Caliente
non è un cubo cosmico completo?-
-In
realtà non ho detto proprio così, ma è quello che intendevo. Stando al
resoconto dei Vendicatori l’energia del cubo che stavano costruendo è sfuggita
al controllo dei suoi creatori provocando un disastro dopo l’altro. Da quanto
ho capito se quell’energia venisse liberata potrebbe mettere a repentaglio il
tessuto stesso della realtà… qualunque cosa significhi.-
-Come
facciamo ad avere queste informazioni?- chiede Leiko.
-Molto
semplicemente, mia cara, i Vendicatori hanno passato le informazioni in loro
possesso, che non erano poi molte, allo S.H.I.E.L.D. ed il vecchio Nick Fury ha
pensato che potevano esserci utili... e che magari potevamo anche togliergli
qualche castagna dal fuoco.-
-Mi
pare di capire che abbiamo comunque informazioni incomplete.- interviene Black
Jack Tarr.
-Perché
nessuno ne sapeva granché.- risponde Reston –Gli adattoidi che componevano la
gran parte della popolazione dell’isola sono stati annientati nell’esplosione finale
e fino ad oggi si credeva che l’energia del cubo si fosse dissipata.-
-Fino
ad oggi?- chiede Tarr.
-Fino
a che un nostro agente cinese, che purtroppo non è più tra noi, ha fatto in
tempo a riferirci che stando a Fu Manchu l’energia del cubo incompleto si è
risvegliata.-
-E
che ci si aspetta che facciamo?-
-Il
solito: battere i cattivi, impedire che Fu Manchu metta le mani sull’energia
cosmica, eliminare quella stessa fonte di energia e possibilmente restare vivi
e sani di mente. Ordinaria amministrazione, insomma.-
-Mi
è sempre piaciuto il tuo spirito, Clive.- interviene Leiko sarcastica.
-Sempre
a disposizione, tesoro.- ribatte Clive –Ora, se avete finito con le domande, io
darei il via all’azione.-
Nessuno dice una sola parola.
2.
La camera da letto è immersa nel
buio e l’uomo con indosso un pregiato pigiama di seta, sdraiato nel sontuoso
letto a matrimoniale a baldacchino, dorme tranquillo… almeno finché qualcosa…
forse lo sbattere di un’anta od il refolo di vento che smuove le tendine di una
finestra che dovrebbe essere chiusa… lo risvegliano.
Troppo tardi, però: una mano
guantata di nero pressa le sue labbra, mentre un’altra mano è puntata
direttamente in mezzo ai suoi occhi, chiusa a pugno.
Gli occhi dell’uomo si sono abituati
rapidamente all’oscurità ed ora fissano la silhouette di una donna inguainata
in una tuta scura i cui occhi verdi sono puntati direttamente sui suoi.
-Alexei
Kostantinovitch Gerasimov, tu sai chi sono.- la donna parla in russo e la sua è
una constatazione, non una domanda –Tu pensi di essere al sicuro in questa tua
bella villa, protetto dai migliori sistemi d’allarme e le migliori guardie del
corpo che il denaro può comprare. Non sono serviti a niente. Io sono qui, ora.
Credi di essere al sicuro perché la legge non può toccarti ed i supereroi
locali non oseranno mai compiere azioni radicali nei tuoi confronti. Ti sbagli,
perché io non ho certi scrupoli. Lo vedi il bracciale al mio polso destro?-
Nel buio il piccolo bracciale,
apparentemente di metallo, scintilla ed il Pakhan di Brighton Beach spalanca
gli occhi. La Vedova Nera continua:
-Ci
sono due piccoli fori, riesci a vederli? Da uno esce un sottilissimo, ma
robustissimo filo. Di solito lo uso per spostarmi da un tetto all’altro, ma può
essere anche usato come un’efficiente garrota, se lo volessi. Dall’altro esce
il mio Morso di Vedova. È un veleno molto potente: a bassa intensità stordisce
o paralizza la vittima per breve tempo. Sparato alla massima intensità uccide.
Magari a questa distanza basta anche una dose minima per ucciderti o forse si
limiterebbe a paralizzare i tuoi centri nervosi per sempre. Resteresti
prigioniero del tuo corpo, senza poterti muovere o parlare ad ascoltare il tuo
cuore che cessa pian piano di battere ed i tuoi polmoni che smettono di pompare
aria. Ti piacerebbe?-
Negli occhi di Gerasimov c’è il
panico assoluto.
-Se
io fossi il Punitore non ci penserei due volte a porre fine alla tua miserabile
vita…- continua la Vedova Nera -… ma voglio darti un’opportunità, una sola: non
m’importa se tu e gli altri criminali vi uccidete a vicenda, ma se nelle vostre
stupide guerre dovesse cadere vittima qualche innocente, allora io tornerò da
te e stavolta non perderò tempo a parlare. Tu sai che posso farlo, Alexei
Kostantinovitch … e sai che lo farò.-
La stretta sul viso di Gerasimov si
allenta. Boccheggiando il russo si rizza a sedere sul letto. La stanza è vuota.
Chiama aiuto, ma già sa che nessuno dei suoi uomini sarà in grado di catturare
la Vedova Nera. Semplicemente non sono alla sua altezza.
Luke Cage scuote la testa.
-Fammi
capire, Howard…- dice -… tu vuoi che noialtri andiamo all’assalto di una base
fortificata dell’A.I.M. e recuperiamo una specie di “Arma del Giorno del
Giudizio”, come l’ha drammaticamente chiamata?-
-Si:
è esattamente quello che voglio che facciate.- risponde serafico Harold Howard.
-Ho
due domande. La prima è: perché proprio noi?-
-Perché
siete i migliori nel vostro tipo di lavoro e perché anche se avete i vostri
scrupoli morali non avete problemi a farvi ingaggiare per il giusto compenso se
la causa vi convince.-
-Ok…-
continua Luke -… non ho certo problemi ad ammettere che non mi dispiace di
certo spaccare un po’ di quelle teste a secchio dell’A.I.M. e rovinare i loro
piani guadagnandoci sopra un discreto onorario, che, detto per inciso, mi fa
molto comodo in questo periodo, ma…-
-…
ma questo ci porta alla sua seconda domanda, giusto?-
-Infatti:
perché dovremmo portare quest’arma proprio ad uno come te?-
-Non
m’importa se non me la riportate. Distruggetela sul posto se proprio volete o
dovete. L’importante è che non l’abbia l’A.I.M.-
-E
lei che ci guadagna in tutto questo?- chiede Simon Stroud –O vuol farci credere
che lo fa per bontà d’animo?-
-Chissa?-
replica Howard –I miei motivi non devono interessarvi. Forse ho deciso di compiere
una buona azione o forse ho un profitto in tutto questo che voi non siete in
grado di capire. L’importante per me è sapere se lo farete.
Un mormorio di assenso accompagna le
ultime parole del magnate, poi è Rick Mason a parlare:
-Sarebbe
possibile sapere che cos’è esattamente quest’arma tanto terribile?-
-Ecco,
questa sì che è una domanda intelligente, Mr. Mason. Ovviamente meritate una
risposta: mai sentito parlare del Corno Distruttore o altrimenti detto: Corno
dell’Apocalisse?-
Fin
da quando ho scoperto la vera natura di mio padre, ho capito che nella sua
ricerca del potere non si fermerebbe davanti a nulla… compresa la completa
catastrofe. Per questo motivo sono determinato a far sì che questa fonte
d’energia non cada nelle sue mani. Non oso pensare cosa potrebbe fare se
davvero possedesse il potere di rimodellare la realtà a suo piacimento.
-Ti
vedo pensieroso, cinesino.- mi si rivolge
Black Jack Tarr –Sei pronto per la battaglia?-
-Sono
sempre pronto a combattere mio padre, per quanto non mi diverte usare la
violenza quanto sembra divertire te, Tarr.- replico
–E ti ho già detto di non chiamarmi “cinesino”.-
-D’accordo…
cinesino.-
Black
Jack Tarr sa essere irritante a volte e spesso lo è deliberatamente, ma è uno
dei pochi uomini a cui affiderei senza riserve la mia vita e temo che questo
sia il caso.
-State
pronti.- ci dice Clive Reston –Non c’è spazio per atterrare su quello che
rimane dell’isola. Per fortuna questo gioiellino della tecnologia britannica è
in grado di atterrare anche sull’acqua. Presto saremo sull’isola e se solo la
metà di ciò che mi hanno detto è vero, possiamo aspettarci di tutto.-
Il
che, quando c’è di mezzo Fu Manchu, è purtroppo una cosa abituale.
3.
-La
voglio morta!-
Le parole sono pronunciate da un
irato Alexei Kostantinovitch Gerasimov, ancora in vestaglia, che si sta
rivolgendo ai suoi scagnozzi. Non lo ammetterebbe mai con loro, ma la sua
rabbia attuale è dovuta soprattutto al fatto che quando era solo con la Vedova
Nera e lei lo minacciava ha avuto davvero paura.
-Per
cosa vi pago…- strepita -… se una sola donna riesce ad andare e venire non
vista superando un sistema d’allarme da un milione di dollari e decine di
guardie di sicurezza addestrate? Quella t°ç#a deve morire.-
-Ma…
Pakhan…- si azzarda a dire uno dei suoi uomini -… quella non è una semplice
donna: è la Vedova Nera, la donna più pericolosa di tutte le Russie e forse del
Mondo.-
-È
vero.- rincara la dose un altro –Ho sentito certe storie su di lei da far
accapponare la pelle all’uomo più coraggioso.-
-Bah!
E voi dovreste essere il meglio che le Spetsnaz[8] e
l’ex glorioso K.G.B. avevano da offrire? Sembrate donniciole tremebonde. A
sentirvi parlare sembrerebbe che stiamo parlando di Baba Yaga.-[9]
-Pahkan…-
aggiunge un altro scagnozzo -… nessuno di noi ha detto che non vuole provarci,
solo che non sarà facile riuscirci.-
-Per
questo offro una ricompensa di un milione di dollari per chi mi porterà la sua
testa… o qualche altra sua parte anatomica che ne provi la morte oltre ogni
dubbio… e raddoppierò la ricompensa per chi me la porterà prima della prossima
alba. Ed ora andate: voglio restare
solo.-
Usciti i suoi uomini, ora molto più
galvanizzati. Gerasimov si dirige al mobile bar, ne estrae una bottiglia di
vodka. Sta per versarla in un bicchiere, poi ci ripensa e beve direttamente
dalla bottiglia.
La Vedova Nera: era già una leggenda
quando lui era solo un promettente ufficiale del G.R.U. L’allieva prediletta di
Alexei Bruskin, la più brillante diplomata della Stanza Rossa. I suoi uomini
fanno bene ad averne paura. Diavolo: lui ne ha paura. Ma non può lasciare
impunito l’oltraggio che ha appena subito o la sua reputazione ne uscirà
indebolita. Uno come lui non può aver paura di una donna, non può.
I primi raggi del sole sorprendono
la donna in questione nel suo letto calma e rilassata. Per lei svegliarsi
presto è solo parte di una routine che dura da anni. La sua mano sfiora il
lenzuolo e lei si ritrova, quasi senza volere, a pensare che le manca la
presenza di Paladin. Lei e Paul Dennis, sempre che questo sia davvero il suo
nome, cosa su cui non scommetterebbe un centesimo, hanno un legame molto
aperto. Ognuno di loro vive la sua vita senza doverne rendere conto all’altro,
eppure almeno una parte di lei vorrebbe almeno sapere in che guaio si è andato
a cacciare stavolta.
Natasha abbandona questi pensieri e
si dedica ai suoi soliti esercizi quotidiani, poi si concede una doccia
corroborante ed infine, infilatasi una vestaglia, si reca in cucina.
Non è sorpresa di trovare Ivan già
sveglio, ma lo è un po’ di più a vederlo alle prese con delle carte: lui odia
le scartoffie e per giunta ha un’espressione davvero tetra.
Mentre si versa del succo d’arancia,
Natasha chiede:
-Qualcosa
non va, Ivan?-
Lui alza la testa e la guarda come
se solo ora si fosse accorto della sua presenza.
-Va
tutto storto, zarina.- risponde –Stavo controllando i resoconti finanziari. A
quanto pare non abbiamo più un centesimo.-
-Cosa?-
-Sembra
proprio che i fondi in cui avevi investito i tuoi soldi siano solo carta
straccia a causa della crisi finanziaria in corso. I pacchetti azionari che
possiedi valgono meno della metà del loro valore nominale e stanno ancora
scendendo. I tuoi analisti finanziari hanno venduto tutto il vendibile, ma
hanno salvato poco o niente. Per dirla tutta: abbiamo in banca a malapena
quanto basta per tirare avanti per un mese o due.-
-Non
può essere così grave.- replica Natasha –Dopotutto ho ancora il mio lavoro come
designer alla Van Dyne Fashion.-
Il volto di Ivan si fa ancora più cupo,
mentre le porge una lettera.
-Leggi
qua.- le dice.
Il volto di Natasha sbianca, per poi
diventare rosso dalla furia, mentre legge la missiva con cui, con eleganti ed
eufemistiche parole, le viene comunicato che la Van Dyne Inc. a causa della
crisi è costretta a fare a meno dei suoi servigi.
-Bastardi!-
si lascia sfuggire Natasha –Se Janet fosse ancora… tra noi… non avrebbe mai
permesso a quel gruppo di ottusi capitalisti in doppiopetto che ora governa le
sue aziende di trattarmi così. Non gliela farò passar liscia.-
-Potresti
rivolgerti ad un avvocato.- commenta sarcasticamente Ivan –Chissà che ne
penserebbe Murdock? Beh, almeno con la liquidazione che ti hanno spedito ce la
caveremo un altro po’.-
-Ivan…
siamo davvero diventati poveri?-
Con un gesto di tenerezza che molti
troverebbero insolito per lui, Ivan la stringe tra le sue braccia, proprio come
n padre in pena per la figlia.
-Lo
siamo già stati, Principessa…- le dice -… e ce la siamo sempre cavata. Ricordi
che abbiamo dormito nella Rolls Royce per qualche tempo, quando rimanemmo senza
casa?[10] Ce
la siamo cavata allora e ce la caveremo adesso.-
Natasha lo guarda e si sforza di
sorridere. Si slaccia dal suo abbraccio e dice, apparentemente calma e priva di
emozioni.
-Esco
a fare un giro.-
Ivan la guarda uscire dalla cucina.
Non ha nemmeno finito il succo d’arancia. Poco dopo la sente uscire dalla
finestra della sua stanza. Il vecchio russo sospira. Di certo non resterà con
le mani in mano a vedere tutto andare a rotoli.
Dal portafoglio estrae un biglietto.
Non prevedeva davvero di usarlo, ma ci sono debiti che non si riscuotono in
denaro e che vanno pagati prima o poi. Dopo una breve esitazione compone un
numero telefonico e poco dopo, dall’altro capo del filo una voce risponde in
russo:
<<Pronto?>>
-Simyon
Borisovitch? Sono il tuo vecchio amico Ivan Ivanovitch Petrovitch. Se non
ricordo male, ti dovevo un favore. Sono pronto.-
Da qualche altra parte l’uomo
chiamato Paladin si sforza di non pensare alla Vedova Nera, anche se, ad essere
onesti, una parte di lui preferirebbe godersi un po’ di relax con lei in
qualche isola tropicale invece che prepararsi a ficcarsi in un nuovo guaio, ma
non sempre si può fare ciò che si vuole. Ci penserà alla fine di
quest’incarico… se ne esce vivo, cioè.
-Ho
sentito parlare del Corno Distruttore.- interviene –Un’arma elaborata da quei
cervelloni dell’Hydra, se non sbaglio. Funzionava in base alle onde sonore e,
sempre che non mi sbagli, il suo scopo era far detonare simultaneamente tutte
le testate atomiche del pianeta. In ogni caso, il solo prototipo esistente fu
distrutto dallo S.H.I.E.LD. diversi anni fa.-[11]
-Non
le chiederò come fa ad avere tutte queste informazioni che in teoria dovrebbero
essere top secret, Mr. Paladin.- replica Harold Howard –Sta di fatto che ciò
che il genio di un uomo può inventare quello di un altro può replicare… e
qualcuno è riuscito a replicare il Corno Distruttore ed a migliorarlo, se
vogliamo usare un simile termine per qualcosa a cui va stretta la definizione di
“Arma di distruzione di massa”. Una fazione radicale composta da fuoriusciti
dell’Hydra, dell’A.I.M. ed altri vari gruppi o gruppuscoli terroristi ne è in
possesso ed ha deciso di impiegare il Corno. Ora lo chiamano: “Corno
dell’Apocalisse” ed è precisamente questo che vogliono scatenare.-
Un brivido percorre l’intero
uditorio. Per i seguenti 30 secondi nessuno parla, poi Cage rompe il silenzio.
-D’accordo
amico: se volevi impressionarci, diciamo che l’hai fatto. Ora dicci che cosa ti
aspetti che facciamo per te?-
-Per
me?- se potesse vederlo, Luke non si stupirebbe nel vedere un amaro sorriso
increspare le labbra di Howard –Per il mondo intero, probabilmente. Voglio che
penetriate nel covo di questi fanatici e recuperiate o distruggiate il Corno
dell’Apocalisse prima che possano azionarlo.
-Va
Bene, Mr. Howard.- interviene ancora Paladin –Stavolta sono io a non chiederle
come fa ad avere certe informazioni. Mi perdoni, però, se sono curioso, anche
se so che un buon mercenario non dovrebbe esserlo. Tuttavia lei sa che non
accetto mai un incarico a cuor leggero, specie se confligge con la mia etica…-
-Non
sapevo che avessi un’etica, damerino.- lo canzona John Garrett.
-Di
certo ne ho una migliore di uno che nel suo lavoro ha cancellato interi
villaggi col napalm, stuprato ragazzine indifese, ucciso leader politici invisi
alle multinazionali della frutta e del petrolio e tutto col sorriso sulle labbra.-
ribatte Paladin.
Garrett gli rivolge un’occhiata
incendiaria.
-Tu
non sai nulla di me brutto figlio di…-
Paladin lo ignora e continua il suo
discorso:
-Non
ho certo problemi a farmi pagare per fermare i folli piani di aspiranti
stragisti globali. Mi chiedevo solo: lei perché lo fa? Non rappresenta nessun
governo, solo se stesso. Perché pagare una task force di mercenari? Perché non
passare l’informazione allo S.H.I.E.L.D. o qualche altra agenzia d’intelligence
e lasciare che ci pensino loro?-
-E
chi le dice che allo S.H.I.E.L.D. già non lo sappiano? Il fatto è che le
agenzie antiterrorismo ricevono un sacco di questi allarmi ogni giorno e non
sempre hanno il tempo e le risorse per seguirli tutti.-
-E
lei ha il tempo e le risorse per farlo, invece?- a fare la domanda è stata
Elektra Natchios.
-In una
parola: si, miss Natchios. Ho sia il tempo che le risorse e soprattutto ho la
volontà di usarli entrambi in modo adeguato.-
-E
qual è il tuo guadagno in tutto questo?- chiede Luke in tono sarcastico.
-Una
buona domanda. La sopravvivenza innanzitutto. Essere l’uomo più ricco di un
deserto di polvere radioattiva non è una prospettiva molto allettante, mi
creda. Inoltre, qualunque cosa lei creda o voglia credere su di me, non sono un
uomo privo di valori. Se posso scegliere, preferirei che mio figlio crescesse
in un mondo libero da certi terrori.-
Luke emette una specie di brontolio.
-Un
mondo simile dubito che esisterà mai davvero...- interviene Simon Stroud -… ma
ciò non m’impedirà di fare la mia parte e credo che i miei compagni la pensino
come me, in fondo. Quindi sono con lei in quest’impresa.-
-Molto
bene, Mr. Stroud. Se anche i suoi colleghi la pensano come lei, non resta che
darvi tutte le istruzioni del caso… naturalmente dopo l’ottimo pranzo che mi
sono preso la libertà di ordinare per voi. E con questo, per ora, abbiamo
concluso, signori.-
O abbiamo appena cominciato, pensa
Rick Mason e non è lontano dal vero.
4.
In una villa di campagna del Sussex,
in Inghilterra, un uomo seduto su una sedia a rotelle superaccessoriata guarda
il panorama attraverso una vetrata. Guarda, ma in realtà non vede, il suo
cervello è altrove. Da oltre 90 anni Sir Denis Nayland Smith ha ingaggiato
un’incessante guerra contro un uomo solo: il diabolico dottor Fu Manchu, una
guerra in cui ha ottenuto alcune vittorie, ma mai quella decisiva ed ormai non
gli è rimasto più tempo. Ogni giorno che passa il suo vecchio corpo lo tradisce
sempre di più. Presto, molto presto, il collasso fatale arriverà ed allora sarà
il suo nemico immortale ad avere l’ultima risata.
Sir Denis Nayland Smith non teme la
morte più di quanto la tema qualunque uomo e quando si riesce ad arrivare alla
sua età la si comincia a considerare una compagna di viaggio. No, non la teme e
quando arriverà momento fatale l’accoglierà sereno… ma sarà ancora più sereno
se Fu Manchu l’avrà preceduto.
Nel dormiveglia che è diventato una
costante della maggior parte dei suoi giorni gli sembra quasi di vedere la sua
squadra, bravi uomini e donne che rischierebbero la vita per lui, mentre
raggiunge l’obiettivo prefissato e vede proiettarsi su di loro la sinistra
ombra di colui che chiamano il Dottore del Diavolo, l’uomo che è la sua nemesi,
la sua ossessione personale. Vorrebbe avvertirli del pericolo, ma comprende
vagamente di stare sognando e le immagini svaniscono... tranne quella del volto
del suo nemico, che lo fissa con un sorriso irridente. Sembra dirgli: “Mi hai
braccato per quasi un secolo Smith, ma tu presto morirai, io, invece vivrò per
sempre.”
Nel dormiveglia Nayland-Smith urla.
Nella realtà dalla sua gola esce poco più di un sussurro. Tuttavia se il corpo
è fragile, la volontà è forte e non gli permetterà di arrendersi facilmente
allo scoramento.
Dall’altra parte dl Mondo, nella sua
fortezza di Honan, in Cina, Fu Manchu è assorto come se fosse intento a vedere
cose che per gli altri sono invisibili.
-No,
mio caro Smith…- mormora -… non sarebbe giusto. Il Mondo, il mio mondo sarebbe
molto più povero senza un avversario del tuo valore.-
-Cosa
dici, mio signore?- gli chiede il suo servo.
-Nulla
che ti riguardi, Feng.- ribatte Fu Manchu brusco -Accertati che i miei piani
proseguano come devono. Io mi ritiro. Ho molte cose a cui pensare.-
-Come
desideri, mio signore.- risponde Feng inchinandosi.
Fu Manchu si ritira nelle sue
stanze, immerso in cupi pensieri. L’immortalità, purtroppo, non ti rende immune
dalla solitudine.
La Vedova Nera è piena di rabbia e di desiderio di
sfogarla su qualcuno. Nella sua corsa ha incontrato tre uomini che cercavano di
portare una ragazza in un angolo appartato. Li ha lasciati a terra con ferite
multiple e diverse fratture composte. Crede di aver spaventato perfino la
ragazza che ha salvato dallo stupro. Non le importa. A questo si è ridotta
dunque la sua vita? Senza un soldo e senza un lavoro. Le sfugge una risata che
non ha nulla di divertente e che inquieterebbe non poco il suo padrino… od uno
psichiatra, se è per questo. .
Si costringe a fermarsi su un cornicione ed a fare
dei lunghi respiri. A poco a poco sente tornare l’autocontrollo. Ce la farà, si
dice, in fondo è un’artista della sopravvivenza fin da quando era una bambina.
Ce la farà perché deve.
Forse è l’istinto di anni o forse qualcos’altro,
fatto sta che si sposta dalla sua postazione un attimo prima che un proiettile
colpisca il punto in cui si trovava.
Con un balzo Natasha si getta dal cornicione, spara
dal suo bracciale un lungo filo che fa presa sul cornicione stesso. Ondeggia,
stacca il primo filo e ne spara un secondo. L’occhio umano e forse anche un
mirino telescopico non sono capaci di starle dietro. Un attimo ed è scomparsa dalla
vista.
Su un tetto vicino, un cecchino bestemmia… in russo.
-Non
sta bene dire certe parole… compagno.-
Al suono di quella voce il cecchino
si volta di scatto puntando la sua arma, ma un calcio gliela strappa via di
mano. L’uomo estrae un coltello, ma qualcosa lo colpisce al polso ed ora
l’intera mano è paralizzata.
-Gerasimov
deve aver perso il senso della misura se manda uno come te a cercare di
uccidermi.- commenta Natasha prendendolo per il bavero.
-In
molti ti danno la caccia, Vedova.- le dice il cecchino -Il Pakhan ha messo sulla
tua testa una taglia di un milione di dollari, due se riusciamo ad ucciderti
prima di domani.-
-Così
poco? Sono davvero svalutata di questi tempi. Adesso vediamo: cosa dovrei fare
di te? In altri tempi ti avrei ucciso senza pensarci, ma adesso… credo che ti rimanderò
dal tuo padrone. Digli che avrebbe dovuto prendere sul serio il mio
avvertimento e che io non do mai più di uno solo.-
Natasha lega l’uomo ad un comignolo
e poi se ne va. Stranamente ora si sente più sollevata. Nel gioco del gatto col
topo si sente a casa sua e presto farà capire al suo avversario chi è la preda
e chi la cacciatrice.
FINE
SECONDA PARTE
NOTE
DELL’AUTORE
Poco o nulla da dire su
quest’episodio di una serie che ritorna da un breve oblio.
1)
I
protagonisti delle sequenze nello studio di Harold Howard non hanno bisogno di
presentazioni per chi conosce questa serie. Quanto a chi non la conosce:
vergogna e subito a leggere gli episodi precedenti, ci siamo capiti? -_^
2)
Anche
Shang Chi, Clive Reston, Black Jack Tarr e Leiko Wu sono vecchie conoscenze e
non sprecherò troppo tempo a ripresentarli. Quanto alla strana parentela di
Clive Reston, basti dire che suo padre dovrebbe essere un certo agente segreto
britannico con licenza di uccidere ed il suo prozio un detective misogino
dall’intelletto non comune, come si ricava, tra il detto e soprattutto il non
detto, dalla lettura della serie Shang Chi Master of Kung Fu, pubblicata tra il
1973 ed il 1983. -_^
3)
Alexei
Kostantinovitch Gerasimov è una mia creazione, non così il suo capo in Russia: Ivan
Andreievitch Pushkin, alias Ivan il Terribile, creato da Jorge Gonzalez & Jimmy
Cheung su Maverick Vol 2° #1. Di entrambi risentiremo parlare sia su queste
pagine che su quelle di Devil.
4)
Tutte
le informazioni necessarie sul Corno Distruttore o Corno dell’Apocalisse le
avete avute dalla storia, le altre le avrete nel prossimo episodio, come pure
maggiori particolari sul gruppo che ne è ora in possesso.
5)
Informazioni
di continuity: l’apparizione della Vedova Nera avviene immediatamente prima
degli eventi narrati in Vendicatori #75 e prima di quelli narrati nei recenti episodi
di Villains LTD.
E con questo è tutto. Nel prossimo
episodio: azione, adrenalina e perfino un po’ di introspezione, che non guasta
mai. In più: anche Moon Knight ed il ritorno di Iron Fist, che non sono
riuscito ad infilare in quest’episodio. Voi provate ad esserci, casomai vi
piacesse. -_^
Carlo
[1] Narrata nella miniserie Elektra Assassin.
[2] Nella miniserie: “Vedova Nera: imported from Russia”
[3] Nell’ultimo episodio.
[4] In Villains LTD #1
[5] L’equivalente russo di un “Padrino”.
[6] Il servizio segreto militare sovietico ed ora russo.
[7] Nei recenti episodi di Villains LTD.
[8] spetsialnogo naznacheniya. Le Forze Speciali nel gergo russo.
[9] Celebre strega cattiva delle fiabe russe
[10] Accadde tanto tempo fa e fu rivelato in Daredevil Vol 1° #116 (Uomo Ragno, Corno, #162).
[11] Per la precisione in Strange Tales #152 (Devil, Corno, #54) del gennaio 1967.